L’Odontoiatria non è solo denti! Oltre alla salute dei denti c’è infatti la salute di ciò che sta intorno ai denti, ovvero gengive ed osso.
La malattia parodontale -altro nome della parodontite, nota anche come “piorrea“- è la seconda malattia odontoiatrica più diffusa al mondo. In moltissimi casi accade che i pazienti affetti da parodontite non ne siano consapevoli. Gengive ed osso di supporto sono essenziali per molte terapie odontoiatriche, soprattutto per le riabilitazioni di natura estetica, in quanto rappresentano la naturale “cornice” del bianco dei denti. Eppure, moltissimi sottovalutano l’importanza della prevenzione e cura dei difetti dei tessuti peri-dentali e si rivolgono allo specialista solo quando i problemi diventano percepiti.
Come si presenta
Dal punto di vista clinico, la malattia parodontale presenta vari sintomi, tipicamente le gengive gonfie e sanguinanti, la mobilità dei denti, l’alitosi, la recessione gengivale (“gengive ritirate”) e la migrazione dei denti.
La parodontite è una malattia molto varia: può infatti manifestarsi in forma localizzata o generalizzata, in età giovanile od adulta, può essere più o meno sintomatica e correlata o meno all’accumulo di placca. E’ per questo che l’attività della Parodontologia comincia proprio con la prevenzione dei problemi gengivali ed eventuali annessi, tipo i difetti di spazzolamento, le malocclusioni o la perdita di denti.
Le forme di parodontite più comuni sono quelle dovute all’accumulo di placca e tartaro. In questi casi, è indicato iniziare con la tradizionale pulizia dei denti e le istruzione alle manovre di igiene orale appropriate. Nei casi in cui la malattia parodontale abbia determinato un ritiro notevole di gengiva ed osso di supporto, la placca e il tartaro possono poi andare ad accumularsi tra dente e gengiva; in questi casi, la semplice pulizia dei denti non è sufficiente a raggiungere lo spazio sottogengivale, e pertanto è indicato eseguire una “pulizia più profonda” (levigature radicolari).
L’ablazione tartaro e le levigature radicolari rappresentano la prima fase del trattamento parodontale. Nella gran parte dei casi, queste sono sufficienti per la risoluzione dei sintomi e sarà solo necessario fare un richiamo periodico per mantenere il risultato ottenuto. In altri casi, invece, si dovrà proseguire con la fase chirurgica della Parodontologia. La chirurgia associata alla Parodontologia permette di risolvere con ottima predicibilità numerosi condizioni altrimenti irrevocabili, tipo le gengive ritirate in zona estetica o il ripristino di anatomia, volumi e forma dell’osso, laddove mancante.
Il trattamento della malattia parodontale è un percorso che va mantenuto con costanza e preferibilmente sotto la guida di uno specialista in Parodontologia. La d.ssa De Angelis ha conseguito un Master biennale in Parodontologia presso l’Università Sapienza.
Ovviamente non esiste terapia parodontale di successo senza l’identificazione e la rimozione di tutti i fattori di rischio esterni; è per questo che il paziente parodontale va valutato sempre dente-per-dente, attraverso un esame radiologico dettagliato (full endorale). A questo vanno ovviamente aggiunti un attento esame clinico, la raccolta della storia anamnestica del paziente e la registrazione delle abitudini di vita.
Quasi tutte le malattie sistemiche, infatti, hanno anche manifestazioni orali, spesso sotto forma di malattia parodontale. In questa categoria rientrano, ad esempio, il diabete scompensato, l’ipertensione arteriosa, il morbo di Alzheimer e le infezioni respiratorie. Viceversa, numerosi studi hanno dimostrato che la presenza di malattia parodontale è un fattore peggiorativo per le suddette malattie. Va specificato, d’altro canto, che la natura stessa della malattia parodontale è multifattoriale, il che implica che l’unica presenza di un singolo fattore di rischio non è sufficiente a determinare l’insorgenza della malattia.
La parodontite, specialmente nelle forme iniziali, si può presentare anche in concomitanza di alterazioni ormonali, come accade nel caso delle donne con mestruazioni o nelle donne in gravidanza. In questi casi, tuttavia, l’infiammazione gengivale non va considerata come un fattore di rischio, ma è semplicemente legata ad un cambiamento ormonale temporaneo.